Come semplificare la gestione del caso clinico utilizzando un filo rettangolare come primo filo

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Prefazione: Il movimento dei denti avviene attraverso un complesso sistema biologico, che inizia quando vengono erogate forze leggere e continue, comprese tra 6 e 250 grammi. Il delicato equilibrio, mediato dal legamento parodontale, tra osteoclasti che distruggono l’osso nella zona di compressione e bilanciato dagli osteoblasti che formano nuovo osso nella zona opposta in trazione, determina il movimento dell’elemento dentale, proteggendo l’integrità dell’alveolo. Il “motore” che fornisce la forza necessaria per muovere il dente è, quindi, l’arco ortodontico. Le sue caratteristiche – materiale, dimensioni e forma – influiscono significativamente sugli effetti biologici e biomeccanici e le forze applicate durante le fasi del trattamento sono fondamentali per l’efficacia della terapia stessa. Problema clinico: Le attuali prescrizioni Straight-Wire raccomandano una sequenza di archi in cui i primi archi sono sempre rotondi – solitamente NiTi Thermal – e la forza generata attiva il meccanismo di movimento del dente, mentre gli archi successivi sono spesso rettangolari. Nella prima fase, invece, il sistema archwire-brakets consente solo movimenti di livellamento e allineamento senza erogare le informazioni di torque già integrate nel bracket creando, in questo modo, l’inclinazione vestibolare delle corone, spesso eccessiva, riducendo il livello del marginale di osso corticale. Le informazioni sulla coppia vengono quindi lasciate ai passaggi successivi attraverso l’uso di archi rettangolari. In poche parole, in questo modo si osservano spesso ed eccessive svasature delle chiome (Fig. A 1).


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